Nazareth

La cultura del matrimonio in Albania e in Kosovo

19 giugno 2019
Gnews

Nel precedente articolo ci siamo soffermati su alcune usanze riguardanti un’istituzione diffusa in tutto il mondo: il matrimonio. Abbiamo cominciato approfondendo questo tema in una cultura africana, quella della Costa d’Avorio. Questa volta metteremo in risalto come quell’intreccio di tradizioni, consuetudini, valori che permeano la dimensione del matrimonio siano caratterizzate in alcune aree dell’Albania e del Kosovo.
Geront e Hekuran, due minori stranieri di origini rispettivamente albanesi e kosovare, saranno gli attori di quest’intervista insieme a Rikardo, anche lui albanese, che ha contribuito permettendoci di scoprire una tradizione caratteristica all’interno del matrimonio, introvabile, a quanto ci è risultato, sul portale web.

Sono i futuri sposi a decidere di sposarsi oppure sono i genitori a scegliere per loro?

Geront: Dipende. Alcuni possono trovare moglie senza dover obbedire ai genitori, cosa che accade solitamente nelle città. Nei centri rurali, invece, i matrimoni sono ancora combinati come vuole la tradizione; in queste circostanze, la donna non ha il diritto di rifiutare la proposta di matrimonio e può sottrarsi ad essa solo se fuggisse di casa.

Hekuran: Fino a 50 anni fa capitava che i genitori scegliessero la futura sposa per il figlio, anche senza che lui la vedesse. Oggi, il ragazzo è libero di scegliere la persona con cui sposarsi, al di là del parere dei genitori.
Dopo il matrimonio, se tutto va per il meglio, la ragazza va ad abitare presso la casa dei genitori di lui; nel caso ai genitori lei poi non piacesse, i coniugi si potrebbero trasferire da soli in un’abitazione.

A che età avviene in media il matrimonio?

G: Attualmente, ci si sposa verso i 19/20 anni

H: In media l’uomo si sposa sui 25 anni, mentre la donna ne ha qualcuno di meno.

C’è una dote da offrire alla famiglia per realizzare il matrimonio?

G, R: Non proprio, ma c’è un’usanza simile. Prima del matrimonio, il padre del ragazzo che vuole sposarsi paga un amico con una somma tra i 500 e i 1000 euro, il quale va poi dai genitori della ragazza a mettere una buona parola sul futuro sposo. Questa tradizione prende il nome di “msiti’’.

H: Dalle mie parti, “msiti” vuole che l’amico del padre non riceva un compenso in denaro, ma, semplicemente, si rechi dalla famiglia della ragazza a parlare. La tradizione procede, dopo una conoscenza reciproca delle rispettive famiglie, con un incontro privato in cui il futuro sposo si informa riguardo alla verginità della ragazza, cosa considerata molto importante. La vecchia cultura dice: se la ragazza non è vergine puoi portarla indietro, in caso abbia mentito prima del matrimonio.
Ho saputo di donne che si sottopongono all’intervento per ricostruire l’imene (è noto che in diverse culture la donna che ha già avuto rapporti sessuali precedenti al matrimonio sia ritenuta impura e/o di poco valore dalla società, ndr).

Come viene accordato il matrimonio, esiste un rituale da rispettare?

G: Prima di tutto, l’uomo va dalla donna che intende sposare per chiederle il permesso. Il secondo passo è incontrare i genitori di lei, che possono approvare o rifiutare la proposta. L’ultima parola spetta al padre che è considerato il “pilastro che tiene la casa in piedi”. Successivamente, i genitori di entrambi si vedono tra loro per decidere data, luogo ed organizzazione. Sono le famiglie a decidere come svolgere la cerimonia.

H: è lo stesso anche da noi. Aggiungo che, dopo la cerimonia, i parenti continuano a venire a trovare gli sposi per tutti i mesi seguenti. Abbiamo moltissimi parenti. Io, per esempio, ho perso il conto di quanti ne ho, forse più di quaranta.

Quanto dura la cerimonia?

G: Il matrimonio in Albania dura sette giorni. I primi tre sono dedicati ai classici festeggiamenti con i parenti. Il quarto è dedicato allo scambio di regali; tra questi è previsto un rito davvero singolare: vengono messi all’interno di alcune valigie dei soldi, che devono essere trovati dai bambini, figli di sorelle o fratelli degli sposi. Se il bambino trova la valigia fortunata, è un segno di buon auspicio.
Terminato questo momento, uomini e donne vengono separati in stanze differenti per festeggiare. Gli uomini cantano e ballano di gioia, mentre le donne intonano canzoni malinconiche che parlano dell’abbandono della casa natale.
I grandi festeggiamenti si tengono il sabato e la domenica. Durante queste giornate ci sono altre pratiche tradizionali: a un certo punto della domenica, un bambino deve tirare un grande schiaffo allo sposo a significare che da quel momento egli ,sarà tenuto a comportarsi da persona matura; di risposta, lo sposo consegna dei soldi al bimbo. Sempre di domenica, per augurare un futuro promettente agli sposi, gli invitati si armano di fucili e sparano verso il cielo (cercando “dasma shqiptare kallashi”, rimarrete sorpresi dalla tempesta di proiettili di AK47 che in quest’occasione rimbombano scoppiettanti in cielo, ndr). Io ho assistito al matrimonio di mia sorella e mi sono emozionato molto, tanto che mi ero messo a piangere.

H: La cerimonia non è uguale per tutti: chi abita in città festeggia in un ristorante, in questo caso il matrimonio dura un solo giorno; in campagna può durare anche due giorni, invece.

Che ruolo ha la donna nella vostra cultura? A che genere di lavori può accedere?

G: Negli ultimi tempi, è aumentata la possibilità di accedere a più lavori. Nelle zone urbane, si vedono donne che si sono anche inserite nella carriera politica, ma, nei posti più isolati, certe carriere lavorative sono ancora limitate all’ambiente agricolo, ai lavori di casa, al massimo all’insegnamento. In certe famiglie, ancora oggi i mariti impediscono alle mogli di lavorare, perché vogliono essere il solo riferimento economico nella coppia.
Un fatto molto diverso dall’Italia è che le ragazze prima di sposarsi non si vedono mai, mai, mai in giro da sole o in compagnia di altre coetanee.

Se tu avessi una ragazza qui in Italia, le permetteresti di uscire con i suoi amici senza di te?

H: Adesso sono cambiate un po’ di cose, prima facevano solo le casalinghe. La mentalità vecchia però è rimasta. So di una tradizione che è durata fino a pochi decenni fa, l’haval, che consisteva in una specie di isolamento delle donne dopo aver ricevuto la proposta di matrimonio: dovevano rimanere chiuse in casa senza entrare in contatto con persone esterne al gruppo familiare fino al giorno della cerimonia.

Quanto è diffusa la poligamia da voi?

G: Nella mia città, ma anche nel resto dell’Albania, non si è mai visto o non sta scritto in una legge che tu possa prendere più di una donna insieme. Essendo quasi tutti cristiani, al massimo puoi lasciare la donna che hai sposato. Quando succede questo, però, si è mal visti dalla società.

H: è molto diffusa, quasi la regola. Dove vivevo io, il marito può avere anche più di 4 donne, ma ci sono casi in cui puoi non averne neppure una. Da quello che so, il Kosovo è per il 95% musulmano e per il 5% cristiano.

Voi vorreste avere più donne nello stesso tempo?

G: solo una, e per sempre!

H: Io non mi sposerei mai con più donne.