Nazareth

L’esperienza di alcuni ragazzi delle parrocchie di S. Francesco, S. Bernardo e Maris a Giona

3 ottobre 2016
News

Ahmed è un ragazzo egiziano di 17 anni ed è arrivato in Italia pochi giorni fa: questo è tutto quello che

so di lui. Comunicare diventa molto difficile, perché non conosce assolutamente l’italiano. I suoi occhi, tuttavia, dicono tanto, senza bisogno di parole. Raccontano di vergogna e un po’ di disagio, di tanta fatica, ma anche di curiosità. È evidente che voglia integrarsi, capire e comunicare.

Allora oggi partiamo da zero: proviamo a ripetere insieme l’alfabeto. Nella banalità di leggere le “nostre” solite 21 lettere, ci sta la sfida di apprendere suoni, lessico e modalità di scrittura diametralmente opposti. Una sfida decisamente ardua, ma che sceglie di affrontare nonostante gli errori continui e l’imbarazzo di trovarsi davanti un ragazzo, più o meno suo coetaneo, che gli faccia da “maestro”. Ahmed, alla fine di quell’oretta scarsa del nostro incontro, esce vincitore. Perché ora sa (quasi) tutto l’alfabeto.

Mentre ripenso al suo piccolo grande successo, mi ricongiungo con i miei amici che hanno preso parte allo stesso servizio. Anche loro hanno avuto modo di entrare in contatto con ragazzi provenienti dall’est Europa, dall’Asia, dall’Africa: persone che imparano qualcosa di nuovo, a livelli diversi, con difficoltà diverse, ma sempre insieme.

Così anche noi riempiamo il nostro bagaglio di conoscenze ed esperienze. Facciamo nostra la consapevolezza che l’altro rappresenta sempre una splendida occasione di relazione, anche e soprattutto nella sua fragilità, nella sua impossibilità di esprimere in modo completo e chiaro le sue esigenze, le sue aspettative e i suoi sogni. Torniamo a casa convinti che ne sia valsa davvero la pena e certamente desiderosi di ritornare e rimetterci in gioco.

Dunque “grazie” non va detto soltanto ai volontari, bensì ugualmente ad Ahmed e ai suoi amici e compagni. Perché, se oggi abbiamo un bel sorriso stampato in faccia e non vediamo l’ora di raccontare – con un pizzico di orgoglio e soddisfazione – la nostra esperienza, certo è merito loro.

Andrea e i ragazzi di S. Bernardo, S. Francesco e Maristella