Nazareth

La forza della verità – Farhad Bitani ospite di TDS

17 gennaio 2018
News

La verità rende liberi? Domanda sicuramente in controtendenza rispetto ad un mondo che ha strumentalizzato la verità moltiplicandola, nascondendola, piegandola ad interessi personali.

L’ospite dell’incontro di Traiettorie di Sguardi di domenica 14 gennaio, Farhad Bitani è un giovane afgano che dal 2014 gira l’Italia e il mondo per raccontare la verità sul suo paese dilaniato da quasi quarant’anni di lotte interne.
Farhad racconta che prima del 1979 la parola fondamentalismo in Afghanistan non esisteva. È nato quando gruppi di criminali che vennero armati dagli Stati Uniti contro i Sovietici vennero utilizzati per mantenere il controllo del territorio afagano.

I bambini, come Farhad, nati in quegli anni sono cresciuti nella violenza e hanno conosciuto solo quel modo di vivere. A nove anni Farhad ha ricevuto il suo primo kalasnikov e a 10 anni era già perfettamente in grado di smontarlo e rimontarlo. L’unica differenza con tanti altri bambini afgani era che lui veniva da una famiglia ricca.

Tra il 1994 e il 1995 i gruppi armati che avevano combattuto contro i sovietici si dividono al loro interno e stringono alleanze con altre potenze internazionali. Gli americani per non perdere il controllo della regione afgana creano un altro gruppo armato, i talebani. A questo punto la famiglia di Farhad è costretta a scappare e a vivere nascosta.

Durante questo periodo Farhad – che aveva solo 12 anni – assiste ad esecuzioni capitali, lapidazioni, stupri che avevano come teatro lo stadio di Kabul. Tutti i cittadini erano invitati una volta alla settimana a partecipare e ad assistere alle punizioni a cui andava incontro chi era considerato infedele, anche solo per aver ascoltato musica o bevuto delle bevande alcoliche.
I fondamentalisti colpirono fin da subito due colonne portanti del territorio afgano: l’educazione e le donne. Infatti, stabilirono la chiusura delle scuole e l’imposizione delle scuole coraniche a tutti i bambini maschi e la sottomissione delle donne costrette a rimanere in casa e ad uscire solo accompagnate da un altro uomo e con il burqa.

Nel 2006 Farhad viene mandato in Italia da suo padre per studiare presso l’accademia militare di Modena. Appena arriva in Italia la sensazione è quella di essere circondato solo da infedeli a cui si rifiutava addirittura di stringere la mano e per questo approfittava di ogni momento libero per tornare nel suo paese.
A partire dal 2008 comincia a interrogarsi sulla sua vera identità. Decide di leggere il Corano nella sua lingua madre scoprendo che molte delle cose che gli avevano insegnato alla scuola coranica non erano vere. Ma è l’incontro con l’altro, con il diverso che gli permette di mettere in discussione le sue idee e di riscoprire quel punto bianco che – come lui crede – Dio mette nel cuore degli uomini che crescono nella violenza. Tutti gli uomini, dice Farad, nascono con il cuore bianco, ma la violenza trasforma il cuore dell’uomo e lo fa diventare tutto nero. Ma Dio decide di lasciare un punto bianco nel cuore dell’uomo, lascia uno spazio, seppur piccolo per la redenzione. È quel punto bianco che ha permesso a Farad di salvarsi e di riconoscere nei piccoli gesti che l’altro – sempre visto come infedele – ha avuto nei suoi confronti un modo per cambiare la sua prospettiva e aprirsi
all’incontro.

Dopo l’attentato che ha subito nel 2011 in cui ha rischiato di perdere la vita Farhad decide di scrivere un libro in cui racconta la verità sul suo paese e sulla sua vita. Questo libro, L’ultimo lenzuolo bianco, è stato pubblicato da una piccola casa editrice – Guaraldi – dopo tanti rifiuti.

Dall’anno della sua pubblicazione, il 2014, Farhad non si è ancora fermato: ha iniziato a girare scuole, oratori, centri giovanili, librerie portando in giro la sua testimonianza e la sua identità ritrovata.