Nazareth

Calabria: l’esperienza di un giovane volontario

2 settembre 2016
News

Alla domanda cos’è stata per te l’esperienza in Calabria, la prima cosa che mi viene in mente è “umanità”. Uomo, persone, sorrisi, esperienze di vita differenti condensate in poco meno di un mese. Vivere e seguire un minore straniero nella quotidianità di tutti i giorni, scandita da lavoro, pranzi e mare, non senza alcune difficoltà, mi ha fatto conoscere un parte di me nuova, pronta a condividere aiutare e ascoltare. In questa Calabria “senza filtri”, dove tutto è estremo nel bene e nel male, esiste davvero la possibiltà di riacquisire il giusto ritmo, più lento, più adatto all’uomo che vuol conoscere e sperimentare l’altro senza l’angoscia del tempo che fugge. Proprio nel tempo in cui ho avuto la possibilità di sperimentare il posto e la gente, un’altra cosa mi ha colpito: i ragazzi e le persone che ho avuto la fortuna di conoscere hanno deciso di cambiare le cose in casa loro, di lottare tra le mura di un Sud che a volte stanno strette e ti sfiancano. La tentazione di rimanere è stata forte e più volte l’idea mi ha sfiorato, ma lì ho capito davvero che esiste la possibilità di cambiare veramente le cose nel posto in cui si vive, ricominciare da qui, da casa, da ciò che ci è più famigliare e da ciò che è più difficile cambiare. Ringrazio tutti quelli che mi hanno dato l’opportunità di fare un’esperienza simile e tutti i ragazzi che ho incontrato sul mio cammino.

“Quando un forestiero viene al Sud piange due volte: quando arriva e quando parte”.