Dal sito www.solcocremona.it
“Trasformare il nostro mondo”. Questo è il grande obiettivo dell’Agenda 2030 dell’Onu per lo sviluppo sostenibile. Come Consorzio Solco, attraverso le nostre cooperative e i nostri progetti, vogliamo fare la nostra parte. Per questo, iniziamo un racconto di storie e di iniziative che toccherà tutti i 17 goals dell’Agenda. Con la volontà e la consapevolezza che anche noi, nel nostro piccolo e nel quotidiano, possiamo e dobbiamo partecipare a questa sfida globale di futuro.
Sconfiggere la povertà. Per approfondire il primo obiettivo dell’Agenda 2030, abbiamo coinvolto quattro tutor di condominio. Sono Mara, 30enne, educatrice professionale della Cooperativa Nazareth; Barbara, 53 anni, psicologa e educatrice professionale della Cooperativa Cosper; Silvana, 33enne, psicologa clinica della Cooperativa di Bessimo; Sara, 36 anni, educatrice professionale della Cooperativa Cosper e coordinatrice delle tutor. Operano da anni nei quartieri di Cremona in cui ci sono alloggi Sap (Servizi abitativi pubblici), sia comunali, sia di Aler. Attualmente sono presenti nelle zone Cambonino, Po, Villetta, Zaist, San Felice, Centro e Borgo Loreto.
Ma cosa fanno le tutor di condominio? Innanzitutto, stanno sul territorio. Ogni settimana, per due ore, fanno attività di sportello presso i quartieri mettendosi a disposizione degli inquilini degli alloggi Sap, ma anche di privati presenti nella zona di competenza. Per ascoltare, per mediare su questioni che riguardano la casa, il condominio, il quartiere, per orientare verso i servizi presenti sul territorio. Non solo, il tutor lavora anche in prossimità, a domicilio o nei luoghi significativi della zona interessata, come piazze e parchi. E lo fa in strettissimo contatto con i servizi sociali, gli uffici alloggi del Comune di Cremona e i tecnici dell’Aler.
“Le persone che intercettiamo sono davvero diverse per situazioni, esigenze, stimoli e risorse, esattamente come accade in qualsiasi contesto abitativo anche privato – spiegano Mara, Barbara, Silvana e Sara – Le povertà che incontriamo sono soprattutto di tipo economico, educativo e culturale. Nell’ultimo periodo l’aspetto economico prevale senz’altro. Vediamo persone che sono rimaste senza lavoro, che prima della pandemia facevano lavori a nero, a chiamata o a contratto occasionale/stagionale, o privati con sfratti esecutivi dalle proprie abitazioni”. La risposta in questi casi è di attivazione della rete di welfare. “Cerchiamo – continuano le tutor – di creare un match con il servizio sociale e con realtà come Caritas e San Vincenzo che si occupano già di povertà. Poi, quando la relazione educativa è più forte, cerchiamo strategie e strumenti per fare in modo che le persone riescano a spendere meglio le risorse economiche che hanno a disposizione”.
Per quanto concerne le difficoltà educative, “abbiamo attivato – dicono Mara, Barbara, Silvana e Sara – sia progetti individuali, sia di gruppo, in sinergia con il consultorio Ucipem e sempre con i servizi sociali”, mentre rispetto alle povertà culturali l’ipotesi è quella di collaborare con realtà culturali del territorio per creare situazioni che coinvolgano e stimolino i residenti. “Sicuramente – continuano le tutor – quello che osserviamo grazie al lavoro di prossimità, è l’aumento di persone senza fissa dimora, in situazioni di gravissima marginalità, a cui, a parte l’ascolto e la vicinanza, si fatica a dare risposte più concrete, se non per recuperare cibo e poter fare una doccia”.
Prossimo obiettivo del gruppo: attivare la comunità in alcuni contesti particolarmente delicati, grazie alla collaborazione con Laura Oliveti, psicologa clinica di comunità della Cooperativa Cosper.